Possibilità di difendersi nelle indagini finanziarie
Stop sui prelievi di autonomi e professionisti
Troppo ghiotta l’occasione offerta dalla Corte Costituzionale per non affrontare in questo primo appuntamento un tema tanto caro alla nostra società attuale: il rapporto tra Fisco e contribuente. La sentenza n. 228/2014 della Corte Costituzionale, da un lato, le aperture al contradditorio operate dalla circolare 25/E/2014, dall’altro, rafforzano le possibilità di difesa del contribuente nel sinistramente famoso accertamento cd “bancario”. La Corte ha precisato che è arbitrario sostenere che i prelievi ingiustificati da conti correnti bancari effettuati da un lavoratore autonomo siano destinati a un investimento nell’ambito della propria attività professionale e che questo a sua volta sia produttivo di un reddito.
Ho chiesto un commento a caldo al Dott. Alberto Binello che da anni si occupa di diritto tributario per passione e professione: “è stato dichiarato incostituzionale l’art. 32 co.1 del dpr 600/73 nella parte in cui opera una presunzione legale davvero temibile: se effettui un prelievo di contante, e non lo giustifichi, l’Agenzia può presumere che si tratti di somme utilizzate per acquisti “in nero”, e pertanto far rientrare le somme ricavate dalla (presunta) successiva vendita nel monte imponibile del contribuente!
Questo tipo di presunzione nei confronti di un lavoratore autonomo o di un professionista è lesiva del principio di ragionevolezza nonché della capacità contributiva. Sono ormai anni che sosteniamo questa tesi e finalmente la Corte ci dà soddisfazione”.
Cari lettori, certo che se guardiamo alla giurisprudenza della Corte di Giustizia (Sopropè, 18.12.08, causa C-349/07), allo Statuto dei diritti del contribuente (art. 12) e alla Cassazione (sent. 14105/10) non possiamo non notare che la via del contradditorio e del confronto con la difesa si fa sempre più strada. E questo ci fa ben sperare.
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A cura di:
- Avv. Marco Galvagno
- Dott. Alberto Binello